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Le radici della Qualità e della Responsabilità Sociale

leadershipdi Renzo Serra
Auditor, consulente e docente per Qualità e RS

Il concetto di miglioramento continuo dell’uomo al servizio della collettività per la realizzazione di una società pacifica e armoniosa è stato codificato da Confucio ed è stato mantenuto nella cultura cinese fino ai giorni nostri, favorendo il più grande sviluppo nella storia dell’umanità. Principi simili sono codificati nelle Norme ISO 9001, SA8000 e ISO 26000 e possono essere la base per una collaborazione globale.

L’Età del Caos
È questo il titolo del libro di Federico Rampini pubblicato da Mondadori nel Settembre del 2015 nel quale si descrivono dettagliatamente e con lucidità le difficoltà del mondo contemporaneo. Il limite dell’opera è il punto di vista che non si discosta quasi mai dal cliché abitualmente utilizzato in Occidente: valutare le realtà orientali “dall’esterno” applicando paradigmi, pregiudizi e luoghi comuni stereotipati che si fondano sul presupposto della nostra superiorità culturale. Non si entra nella visione “dall’interno” di quella civiltà che ha avuto un percorso completamente diverso ma non per questo meno significativo. L’opera monumentale di Ludovico Geymonat “Storia del pensiero filosofico e scientifico” si limita a una breve appendice dedicata al pensiero orientale e sottovaluta il grande sviluppo economico e organizzativo correlato. L’operazione di approfondimento di quella cultura sembra importante perché in passato ha prodotto una civiltà splendente che sta tornando a essere leader mondiale. La storia di quella civiltà evidenzia le radici antiche e profonde dei valori che stanno alla base della Qualità e della Responsabilità sociale e permette di individuare una via per uscire dal “Caos” e realizzare una società pacifica e prospera su scala globale.

La nascita della civiltà orientale, le basi della qualità e della responsabilità sociale
La tradizione indica nel 551 a.c. la nascita di Confucio, il filosofo cinese fondatore della scuola di pensiero che ancora oggi ispira la Politica dello sviluppo più rapido e diffuso della storia. L’obiettivo primario di Confucio era evitare le guerre che flagellavano la popolazione, il metodo da lui proposto per salvare la società era salvare l’uomo attraverso il miglioramento continuo della crescita culturale e della capacità di incidere positivamente sulla collettività circostante. Il compito esistenziale dell’uomo era fornire un contributo responsabile al progresso in un ruolo di servizio, mettendo in pratica i valori fondamentali di rettitudine, giustizia e armonia. L’esercizio di queste virtù era definito dalle migliori pratiche del passato tramandate dai “re saggi” più venerati e documentate nei testi della tradizione. In questo modo l’uomo realizzava se stesso nella forma più alta e contribuiva nel modo più efficace al bene comune attraverso l’esercizio della leadership naturale derivata dalla rettitudine e dalla competenza.

La grandezza della virtù e della conoscenza dei governanti e del popolo secondo Confucio doveva diventare un elemento di coesione e armonia della società, di attrazione per i popoli vicini che erano indotti a rapporti pacifici. I governanti erano valutati secondo la statura morale e le conoscenze umanistiche, scientifiche e di arte militare sulle quali fondare autorevolezza e autorità qualificate, se i giudizi del popolo non erano positivi si attivavano movimenti sediziosi per spodestarli seguendo il principio confuciano “dei nomi”, ossia “il re deve essere re”. L’arte militare aveva lo scopo di prevenire le guerre organizzando una potenza bellica deterrente.

La formazione, in cui operava lo stesso Confucio nella scuola privata da lui fondata, era l’inizio del percorso di miglioramento della conoscenza, della virtù e quindi della qualità umana. La didattica si doveva basare sull’esempio delle virtù apprese dallo studio dei testi tradizionali e i risultati dell’educazione si dovevano tradurre nella capacità di rapporti virtuosi, armoniosi e di servizio verso la realtà sociale (gli stakeholders): dalla famiglia alla collettività fino all’autorità regnante.

Confucio istituì severi esami di stato condotti nell’isolamento di una cella per tre giorni nell’interpretazione e nella composizione di opere letterarie, storiche, astronomiche, matematiche e di arte militare. L’obiettivo della formazione era la selezione della classe dirigente destinata a entrare nella burocrazia o a formare la classe sociale detta “gentry” avente il ruolo di cerniera armonizzante tra la realtà civile e le strutture di governo, in modo coerente con i principi di rettitudine e servizio, ossia di responsabilità sociale.

La filosofia confuciana già risolveva quesiti come la convivenza tra materia e energia (qi) con lo spirito (li) che deve armonizzare l’universo (famiglia, stato, natura, arte) attraverso la virtù umana (ren) della disponibilità verso il prossimo. È possibile pensare a un’analogia con la dottrina cattolica che nel dogma della Trinità riprende il concetto di materia ed energia con il Padre Creatore, identifica il percorso umano nel Figlio ed esprime il concetto di sentimento ordinatore nell’Amore rappresentato dallo Spirito Santo.

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