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Formazione e sicurezza sul lavoro: i piani formativi d’insieme

di Alessandro Cafiero, Vicepresidente del Comitato Nazionale AICQ “Salute e Sicurezza”, Vicepresidente Nazionale AIF, Formatore Certificato AICQ/SICEV Registro Formatori ed Esaminatori Esperti in Salute e Sicurezza sul Lavoro, Formatore Qualificato AiFOS “Registro Professionale Formatori della Sicurezza sul Lavoro”.

Quali buone pratiche per pianificare, organizzare e gestire la formazione in materia di sicurezza sul lavoro

Contesto organizzativo, formazione e cultura della sicurezza

Le disposizioni contenute nell’Accordo Stato Regioni del 21/12/2011 per la formazione dei lavoratori (Art. 37 D.Lgs 81/08) e le successive circolari hanno fornito precise indicazioni sull’obbligo della formazione concentrandosi su modalità più appropriate e con approcci progettuali e operativi che introducessero percorsi di apprendimento più efficaci in una prospettiva della sicurezza come sistema di gestione. Tutto ciò ha contribuito all’esigenza di predisporre piani formativi aziendali d’insieme (PFI) riferiti a specifiche necessità formative e in grado di produrre reali miglioramenti delle condizioni lavorative e più funzionali conduzioni dei processi produttivi. Un approccio diverso dall’abituale criterio di mera osservanza della norma che produce solo costi inutili, inefficaci e improduttivi.

La formazione per la sicurezza sul lavoro non va più giudicata come frammento autonomo ma parte del processo formativo che l’organizzazione mette in atto integrandosi nell’attività quotidiana come parte essenziale della mission organizzativa. La formazione occasionale, infatti, spesso svolta all’esterno con offerta a catalogo, viene vissuta come evento atipico e lontana dai bisogni aziendali. Al contrario, la costruzione di comportamenti sicuri avviene all’interno della vita organizzativa e degli ordinari processi di produzione, tramite propri piani di formazione che si adeguino di continuo agli specifici bisogni formativi rilevati.

La relazione fra cultura della sicurezza e fasi della formazione

Il PFI rappresenta il complesso delle azioni utili a conseguire gli obiettivi aziendali (strategici, operativi, salute e sicurezza sul lavoro, ecc.) e la sua struttura deve garantire:

  • la continuità nel tempo,
  • l’efficacia dell’azione educativa,
  • l’intenzione di investire sulle conoscenze e competenze dei lavoratori,
  • una corretta attività di prevenzione, soprattutto se è stato condiviso dai vari attori del sistema di prevenzione aziendale.

I risultati di un apprendimento organizzativo efficace emergono quando i processi di acquisizione sono identificati e valorizzati in ogni fase del processo formativo e sono in grado di riconoscere e governare la complessa trama di relazioni, bisogni e culture del lavoro diverse presenti nell’organizzazione. Inoltre, se si considera che nella sicurezza la cultura organizzativa si modifica continuamente, è chiaro come in ogni fase del processo formativo (analisi dei bisogni, progettazione, realizzazione e valutazione) sia necessario sollecitare ruoli e funzioni di sostegno.

AulaAnalisi dei bisogni

È l’attività che precede la progettazione formativa richiamandosi in tutte le altre fasi del processo (pianificazione, realizzazione, valutazione). Nell’ambito della sicurezza essa è necessariamente collegata agli obblighi di legge (D.Lgs 81/2008, Accordo Stato Regioni del 21/12/2011, Valutazione dei Rischi-DVR) e dal contesto aziendale associato al comparto o settore di riferimento. Il principale protagonista di quest’attività è il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione (RSPP) che ha l’incombenza di raccogliere le richieste del Medico Competente, del/i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), dei Dirigenti, dei Preposti e degli stessi Lavoratori. Nei compiti del Servizio di Prevenzione e Protezione rientra la circostanza di indicare al Datore di Lavoro sia l’attività di informazione che gli stessi programmi di formazione. Per tale ragione non si può non prescindere dal possesso di competenze tecnico-professionali specifiche della formazione provenienti da altri ambiti.

Progettazione

Interpreta i bisogni formativi e li trasforma in obiettivi di apprendimento, vale a dire ciò che la persona deve essere capace di fare alla fine del percorso formativo e che non era in grado di realizzare prima in termini di comportamento sicuro. In funzione degli finalità d’insieme di ogni piano formativo, nella sicurezza è necessario identificare gli obiettivi connessi a ogni specifica figura professionale e alla relativa mansione svolta. Questi vanno analizzati e distinti nei risultati di apprendimento in base alle mansioni svolte nel contesto lavorativo (es. fornire le indicazioni per l’utilizzo in sicurezza dell’attrezzatura a chi guida una gru a traliccio). Pertanto, una buona progettazione in ambito sicurezza, richiede di rendere bene espliciti i risultati di apprendimento attesi da quel percorso formativo in termini di conoscenze, abilità e comportamenti. La formazione per la sicurezza sul lavoro è tanto più efficace quando l’esito non si limita alla mera acquisizione di nozioni inerenti la conoscenza dei rischi, ma ricade su aspetti del comportamento agito nelle mansioni e attività che ogni lavoratore è chiamato a svolgere.

Realizzazione

È la fase di sviluppo operativo del piano formativo e ne comprende i diversi percorsi. Insieme all’articolazione temporale viene delineato cosa sarà fatto, come, da chi e dove. Ogni percorso deve essere coerente con gli obiettivi e i risultati di apprendimento (generali e specifici) previsti dal piano.

Valutazione

Di solito, si focalizza su due questioni: l’efficienza (modalità organizzative e funzionamento dei processi messi in atto) e l’efficacia (acquisizione degli obiettivi di apprendimento). In questa sede mi riferisco soltanto alla seconda. Le aree da valutare sono:

  • l’apprendimento (saperi, capacità ed esperienza acquisita),
  • il comportamento (modifiche degli atteggiamenti nell’approccio al lavoro),
  • i risultati (esiti tangibili del piano in termini di miglioramento della sicurezza e del livello di qualità della prevenzione),
  • il gradimento (il livello di soddisfazione da parte di chi ha partecipato al percorso).

In questa azione vengono anche riscontrate eventuali correzioni da fare nelle fasi di rilevazione dei bisogni e/o di progettazione e/o di attuazione dei percorsi.

Ruoli e funzioni della formazione alla sicurezza

Nell’Accordo Stato-Regioni sono anche raffigurate le figure che devono gestire la complessa trama di relazioni, bisogni e cultura della sicurezza. Ne ricordo brevemente i contorni.

Il soggetto organizzatore

È il soggetto giuridico che organizza la formazione. Può essere il datore di lavoro stesso, un ente, una società di formazione, un formatore esterno. I suoi compiti sono:

  • individuare il responsabile del progetto formativo,
  • determinare la composizione dell’aula in funzione della tipologia della formazione (generale, specifica, aggiornamento),
  • definire il n. dei partecipanti (max 35 per corso) anche valutando il tipo di metodologia formativa utilizzata, il livello di interazione previsto e i risultati di efficacia degli apprendimenti da raggiungere.
  • Se viene utilizzata la modalità in e-learning, il soggetto organizzatore deve:
  • verificare che la piattaforma sia conforme alla corretta erogazione della formazione,
  • rispettare gli adempimenti riferiti alla piattaforma per la piena osservanza dei criteri previsti dagli Accordi Stato-Regioni,
  • assicurarsi che la piattaforma e tutti i contenuti siano direttamente fruibili dai partecipanti,
  • garantire che la connettività sia adeguata a supportare l’utilizzo previsto,
  • tutelare la presenza di un sufficiente numero di risorse a supporto degli aspetti tecnico, didattico e organizzativo.

Il responsabile del progetto

La figura ricopre un ruolo associato al coordinamento e alla gestione dell’attività progettuale (organizzazione, erogazione e valutazione); a volte può ricoprire anche funzioni di gestione delle attività di carattere amministrativo. Le competenze sono riferibili all’area di gestione dei processi formativi e, pertanto, a profili con esperienza e riferimento a una precisa formazione tecnico-specialistica.

Il responsabile del progetto formativo può essere il datore di lavoro, il RSPP, il formatore-docente stesso, una società, un formatore esterno e i suoi compiti sono:

  • verificare la congruità del progetto con il DVR aziendale e i bisogni formativi individuati,
  • dichiarare i contenuti formativi,
  • valutare le diverse componenti dei gruppi (genere, età, provenienza, lingua, tipologia contrattuale, ecc.),
  • appurare i requisiti dei formatori-docenti,
  • programmare, coordinare e controllare le attività e le risorse,
  • documentare i risultati del percorso formativo e l’adesione dei partecipanti (gestione del registro presenze, verifiche di apprendimento, attestati di frequenza).
  • Su questo ruolo sottolineo alcuni quesiti le cui soluzioni mi lasciano molti dubbi.
  1. Domanda: Cosa accade se il formatore-docente svolge le funzioni di responsabile del progetto formativo?

Risposta: La verifica del possesso dei requisiti è affidata al soggetto organizzatore.

  1. Domanda: Quali strumenti si utilizzano per verificare i requisiti del formatore-docente? Risposta: È possibile richiedere una dichiarazione del possesso dei requisiti di formatore-docente per la sicurezza sul lavoro corredata da un curriculum vitae, eventualmente integrato con le referenze di iniziative formative svolte in precedenza.

Da questi interrogativi risulta evidente come sia opportuno (e logico!) che soggetto organizzatore e responsabile del progetto formativo possiedano requisiti superiori a quelli stabiliti dal Decreto Interministeriale del 06/03/2013 per i formatori-docenti. In caso di un datore di lavoro o di un RSPP non risulta, però, così scontato.

Il formatore/docente

Questa figura riveste un ruolo fondamentale ai fini dell’efficacia dei risultati di apprendimento e ha il delicato compito di:

  • rigenerare il sapere tecnico-professionale del lavoratore,
  • integrare il sapere con i contenuti sulla sicurezza di cui è esperto,
  • adottare adeguate e coerenti metodologie didattiche con gli obiettivi di apprendimento.
  • In realtà, al fine di evitare una scarsa coerenza tra obiettivi, contenuti e modalità di sviluppo, il formatore-docente dovrebbe essere coinvolto fin dalla fase dell’analisi dei bisogni.

L’e-tutor

Questa figura, molto presente nella formazione, nella sicurezza è facoltativa eccetto che per la modalità e-learning, dove è prevista dagli Accordi Stato Regioni. L’e-tutor accompagna il partecipante per l’intero percorso formativo, le sue funzioni non si limitano ai soli aspetti burocratici (controllo presenze e utilizzo piattaforma) ma includono il supporto motivazionale e un ruolo di facilitatore e mentore dei processi di apprendimento. Ecco i suoi compiti:

  • organizzare lo spazio fisico dell’aula virtuale,
  • favorire l’efficace interazione tra i partecipanti al corso e i docenti,
  • monitorare l’attività formativa in termini di apprendimento, gradimento e interesse dei partecipanti,
  • osservare e raccogliere i feed-back dei partecipanti,
  • intervenire a favore del gruppo di apprendimento e sollecitarlo alla discussione,
  • rilevare le esigenze espresse dai partecipanti e farsene portavoce nei confronti della docenza o dell’intero staff formativo,
  • È previsto che tale ruolo possa anche essere svolto dallo stesso docente, oppure da personale qualificato in possesso di esperienza almeno triennale di docenza o insegnamento professionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Conclusioni

La prospettiva di un piano formativo aziendale d’insieme presume di associare diversi elementi (organizzazione, produttività, competitività e sicurezza) elaborando progettualità e azioni che includano tutte le criticità del contesto organizzativo.

È un compito non certo da svolgere in modo occasionale o generico, né da profili con basse competenze in ambito formativo e neppure facendo troppo riferimento a decreti e circolari che, pur apparendo facilitanti per la vita delle imprese, a volte risultano ancor più inadeguate e approssimative.

Al contrario, è necessario introdurre occasioni in grado di poter favorire processi di trasformazione culturale effettivi e stabili, che affrontino tutte le tematiche accertate in termini di sicurezza e riconsegnino alla formazione il ruolo strategico e proattivo che le è dovuto, realizzandola con modalità e profili professionali adeguati, strumenti idonei e know-how specifici. Tutto ciò non disgiunto da una vision consapevole e responsabile che rappresenti il fil rouge di una cultura organizzativa sicura.

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